Così racconta nelle sue memorie il fondatore Pietro Giuseppe Redaelli (1886-1971) che, da dirigente bancario, decise nel 1927 di iniziare una propria attività imprenditoriale: “Parecchie furono le prospettive offertemi ed io preferii la proposta dell’amico Rag.Severo Piatti che mi invitava a ritirare la tipografia Feltro e C. che proprio in quei giorni era stata chiusa.
Mi sovvenne allora di possedere buone cognizioni dell’arte tipografica perché durante il mio soggiorno di due anni al Collegio Volta in Lecco avevo conosciuto il buon Mons. Schiatti, fondatore e direttore del settimanale cattolico ‘Il Resegone’ tanto diffuso nella Brianza.
Sovente mi chiamava in aiuto quale correttore di bozze, impaginatore ed anche scrittore di appunti critici, su argomenti sociali: era il mio hobby giovanile, nutrito com’ero di esperienza prematura.
Nel desiderio, già coltivato per parecchi anni, di poter avere miei collaboratori i miei figli, mi decisi per tale acquisto, facilitato dalle gentilezze del Sig. Franco Roncari, di Gemonio; si stabilì che il munifico amico, sino allora sconosciuto, sarebbe stato al mio fianco fin quando io fossi stato in condizione di potergli rimborsare la sua quota della Feltro e C.
Nasceva così ‘La Tipografica Varese s.a.’ con sede in viale Milano 20: gli operai della Feltro, rimasti senza lavoro, furono tutti ammessi a ‘La Tipografica Varese’; ad essi ed ai miei figli rivolsi il seguente invito:
– Abbiamo tutti bisogno di poter mangiare un pane onorato: mettiamoci perciò tutti al lavoro sotto l’assistenza del buon Dio! –
Facile capire che Varese mi fu poco amica perché troppi concorrenti mi circondavano solo di presagi, se non sinistri, almeno poco simpatici; ma per aiutare la mia famigliola io mi sentivo un leone e facevo affidamento sulla mia forza d’animo.
Varese mi dava da lavorare per poco tempo e con produzioni di poco peso, bisognava quindi industriarsi: per assicurarmi lavoro sufficiente ogni settimana mi recavo a Milano due volte.
Mio primo cliente di alta considerazione fu la Casa Editrice Corbaccio,del Sig. Enrico dall’Oglio che rimase sempre mio indimenticabile amico e col quale ebbi rapporti cordialissimi, nel mutuo interesse.
A Milano trovai tanti altri amici nelle varie Case Editrici le quali mi onoravano di parecchio lavoro che veniva eseguito in buona armonia e con spirito di sacrificio allo scopo di poter resistere ed affermarci il meglio possibile.
Fu in occasione di uno dei miei viaggi a Milano che incontrai il vecchio amico On. Achille Grandi, di Como.
– Caro Achille, come mai a Milano? Ti vedo tanto volentieri e come sta la tua signora Maria? – gli chiesi.
– Ti sarà noto quanto è avvenuto a Roma, in occasione dell’avvento fascista. Sono stato consigliato a mettermi ai ripari e con la mia Maria viviamo a Milano in attesadi poterci sistemare.–
– Io mi sono accasato a Varese dove funziona da qualche mese una tipografia di mia proprietà. Mi ricordo che tu fosti una notorietà nel campo tipografico. Non potremmo collaborare in buona compagnia?Ti assicuro che riusciremo con reciproco vantaggio.–
Solo qualche giorno dopo fu a Varese con la signora Maria e ci accordammo facilmente per un incarico di produttore di lavoro.
Rimase con noi per circa sette anni portando un valido aiuto ed una grande fama di lavoratore indefesso e corretto in ogni sua azione finché, un giorno, con tanta delicatezza, ma con reciproco rammarico, passò a salutare la mia famiglia poiché aveva deciso di partire alla volta di Roma, pronto ad ogni azzardo per riprendere il suo posto nelle organizzazioni operaie bianche.
Giunto anch’io, dopo qualche anno, in età da pensione e soddisfatto di essere riuscito a dare alla bella Varese un’azienda che non sfigura tra le molte magnifiche realtà frutto della costanza della nostra gente, ho affidato il mio lavoro a mio figlio Ernesto che, avendo lavorato al mio fianco per oltre venti anni, è stato per lungo tempo mio procuratore generale.
L’opera da lui svolta fu veramente preziosa riuscendo a trasferire ‘La Tipografica Varese’ in via Tonale 49 (nel 1959) dove poteva trovare modo di assicurare pane a più numerose famiglie.
Attualmente [novembre 1967], dopo sacrifici numerosi ed a varie riprese, essa può considerarsi un’organizzazione invidiata per l’attrezzatura complessa e moderna allineata ad ogni richiesta di lavoro”.